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Convegno AISO - 3° Incontro

DALLE "VOCI DEI MATTI" AL TESTO A STAMPA

quando la Trascrizione non è sempre una soluzione

Arezzo, estate 1977

"Anna Maria Bruzzone, torinese, insegnante di lettere e specializzata in psicologia, raccoglie Storie dall'Ospedale Neuropsichiatrico della città, oggi sede dell'Archivio storico, intervistando gli internati con il suo indimenticabile mangianastri. Sono mesi intensi in cui Anna Maria misura su sè stessa le strategie di relazione con i degenti di quel manicomio e cerca di elaborare una metodologia della ricerca. Ella osserva, appunta tutto nei suoi taccuini, redige questionari a schema fisso tramite i quali ottiene le prime interviste con i pazienti. Si tratta di raccolte che la stessa Anna Maria, in seguito, nel suo libro "Ci chiamavano matti. Storie da un ospedale psichiatrico, Torino, Einaudi, 1979", definirà "colloqui, conversazioni in quanto non si limita a un lavoro di racconto e di denuncia delle condizioni manicomiali, ma dà VOCE AI RICOVERATI. Gli incontri si svolgevano in modo piuttosto libero: rotavano intorno ad alcuni punti fermi, determinati da domande e concernenti, per esempio, le cause del ricovero e della permanenza in ospedale, il possibile comportamento del direttore nel/'eventualità di un allontanamento dall’ospedale e del/'arrivo di psichiatri tradizionalisti, e i rapporti tra lungodegenti e brevedegenti; ma, intorno ad essi, ognuno degli intervistati spaziava liberamente". Dunque, niente interrompe la Storia che ciascun paziente vuole raccontare di sé.

"Anche lo psichiatra Agostino Pirella, celebre protagonista della Rivoluzione psichiatrica italiana e all'epoca direttore dell'Ospedale Psichiatrico di Arezzo, dichiarerà che le storie, raccolte dalla torinese Anna Maria Bruzzone, la quale in passato raccolse altre storie di internati nei lager nazisti, non sono raccolte come si raccolgono le storie dagli psichiatri ...Sono in presa diretta, raccontate dagli stessi internati, i quali hanno riflettuto sulla loro vita e su come non avevano ricevuto risposte alle loro esigenze, alle loro necessità". (A. Pirella, "La malattia mentale", in Fuori norma. La diversità come valore e sapere, a cura di Attenasio, Armando, Roma 2000). A proposito delle storie di internati nei lager nazisti, nel 1978 Anna Maria intervista cinque ex deportate a Ravensbruck, il più grande campo di concentramento femminile della Germania nazista, memorie che furono raccolte in "Le donne di Ravensbruck. Testimonianze di deportate politiche italiane (Einaudi 1978)", scritto insieme a una delle testimoni, Lidia Beccaria Rolfi".

Attraverso queste toccanti ed emozionanti parole, Silvia Calamai ha introdotto il secondo incontro del Convegno online, "Scrivere quasi la stessa cosa. La trascrizione come atto interpretativo nella storia orale", dedicato ai Metodi, nell'ambito del PCTO Service Learning: raccogliere le Storie di Vita. L'intervento di Silvia Calamai, docente di Glottologia e Linguistica generale presso l'Università di Siena (Dipartimento di Scienze della formazione, Scienze umane e della Comunicazione interculturale), oltre a donarci un appassionante racconto che ha destato la nostra attenzione e curiosità, ci ha offerto l'occasione di conoscere la piccola officina di ricerca che si è creata dopo il ritrovamento nel 2016, a Torino, dell'archivio sonoro di Anna Maria Bruzzone, dato per disperso. L'archivio contiene le Voci dei Matti che nel1977 vivevano all'interno dell'ospedale

Neuropsichiatrico di Arezzo e che hanno rappresentato la base del testo a stampa, sopracitato, della Bruzzone "Ci chiamavano matti.  Storie da un ospedale psichiatrico, Torino, Einaudi, 1979". L'archivio sonoro è stato digitalizzato grazie al sostegno economico della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana e donato all'Ateneo di Siena dalla nipote della studiosa, Paola Chiama. L'archivio, composto di 24 audiocassette, 16 voci maschili e 18 voci femminili, con associate le trascrizioni autografe e dattiloscritte, raccolte in due cartelle, suddivise in donne (33) e uomini (32), è stato dichiarato bene di notevole interesse storico ed è al momento in corso di catalogazione e analisi. Ma l'elemento innovativo e significativo che ha catturato la nostra attenzione è che alcune delle interviste recuperate sono state trascritte con l'occhio e l'orecchio del linguista e mostrano la differenza rispetto alla pagina stampata. Infatti la Calamai ci ha chiaramente illustrato come il passaggio da una fonte audio-visiva a una scritta può essere di aiuto nell'analisi linguistica in quanto permetterebbe di cogliere rapidamente i contenuti e di spaziarli da un punto ad un altro per approfondirli, come accade, per esempio, nel lavoro di un giornalista per trasformare rapidamente l'audio registrato in testo digitale. Però, a volte, la trascrizione non è di aiuto, soprattutto quando si presentano ostacoli, definibili di tipo "qualitativo" e "tecnico". Ad ogni modo, nel passaggio dalla Voce al Testo, il dialogo diventa monologo, vengono rimossi errori grammaticali e rumori di fondo, viene aggiunta la punteggiatura là dove ce n'è bisogno. Dunque, la fonte orale, trasformata in testo, perde le sue capacità comunicative. Infatti la Calamai, in merito, ci ha riportato le impressioni della Bruzzone sul testo scritto che ci hanno fatto riflettere molto e che, pertanto, meritano di essere ricordate: "ogni volta che ...leggevo il testo venivo presa da una delusione che era quasi disperazione. Il racconto sulla pagina mi pareva freddo: non c 'era più traccia del calore prodotto dal ritmo, dal timbro, dalle inflessioni della voce, dall’accento toscano spesso bellissimo, e dalle pause nella loro diversa durata" (Bruzzone, Ci chiamavano matti. Storie da un ospedale psichiatrico, Torino, Einaudi, 1979).

E' se è vero, come afferma Deborah Cameron, che "YOUR PRIMARY DATA IS NOT TRANSCRIPTS, BUT THE TAPE" avere Trascrizioni e Nastri INSIEME apre strade di ricerca inedite e crea percorsi didattici originali.

Chi avrebbe mai pensato che in tempi di pandemia avremmo potuto ricordare le Voci dei Matti!!! INSIEME VERSO IL TERZO INCONTRO ...

La classe 4^E del Liceo delle Scienze Umane

ISISS  "Fiani -Leccisotti"

Convegno AISO - 3° Incontro

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