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Evento per la Giornata della Memoria 2022

GIORNATA DELLA MEMORIA 2022

Il professor  Cesare Moisè Finzi ……………………

La prima metà del secolo scorso fu macchiata del sangue di ideologie estremiste devastanti per il genere umano. Dittature sanguinarie che dichiaravano di ambire al bene delle nazioni, ma che di fatto ricorrevano alla separazione delle razze, alla divisione del genere umano in categorie, alla violenza spietata, alla segregazione, alla tortura, alla distruzione.

Milioni di morti, milioni di persone schiacciate dalla costruzione di un progetto folle e sanguinario, che devastò il mondo.

Con la legge 211, nell’anno 2000 lo Stato Italiano istituì il “Giorno della Memoria” per ricordare la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione dei cittadini ebrei, di coloro che subirono la deportazione, la prigionia, la morte, ma anche di coloro che si opposero al progetto di sterminio e, a rischio della propria vita, salvarono tanti uomini.

Esiste ancora qualche testimone di quel tragico periodo. Gente che porta nell’anima e sulla pelle i segni della follia umana e che ancora oggi, a distanza di 80 anni da quei giorni, cerca di raccontare cosa furono quegli anni, e quanto dolore portarono.

Cesare Finzi, il professor  Cesare Moisè Finzi, di religione ebraica, è uno di questi.

Era il settembre del 1938 quando il piccolo Cesare - aveva appena 8 anni ed era un bimbo felice –apprese che non avrebbe più potuto frequentare la scuola come gli altri bambini. Perché non ne era degno, perché apparteneva a una razza inferiore, perché doveva stare relegato ai margini. Aveva appena 8 anni quando cominciò la sua storia di uomo “diverso”, costretto a guardarsi continuamente le spalle, a scappare, a nascondersi, a camminare a testa bassa, a sentire sul collo il fiato delle deportazioni, il rischio del campo di concentramento. Fino alla liberazione dell’Italia – sono del 1944 le disposizione di legge che abrogarono le leggi razziali -. Ma ci vollero anni prima che la sua vita riprendesse a scorrere, ma con la amara consapevolezza che “niente sarebbe stato più come prima”.

Il racconto di Cesare Finzi è da brividi e nelle sue parole si sente il dolore dei tanti suoi familiari morti a causa della follia di quegli anni, degli amici scomparsi, delle persone a lui care. Ma i suoi ricordi sono anche pieni della gratitudine e del grande ringraziamento verso tutti gli uomini e le donne che, sprezzanti dei rischi che correvano e consapevoli che se scoperti sarebbero stati puniti con la morte, aiutarono lui e la sua famiglia a nascondersi, a sopravvivere, a riprendere il cammino.

Cesare Finzi tornò a frequentare la scuola, si laureò in medicina e divenne un cardiologo di grande fama. Fondò e diresse per anni la Cardiologia dell’Ospedale di Faenza, città dove scelse di vivere e dove vive tutt’ora, a 92 anni.

Cercò per tanto tempo di dimenticare quei tragici anni, ma alla fine non ci riuscì: i fantasmi del passato tornavano a galla continuamente. Comprese allora che aveva una sola via per riscattare quel passato: raccontare la sua esperienza ai giovani, a chi della Shoah ha solo sentito parlare senza comprenderne realmente la portata, per far sì che quel sangue versato avesse un senso e portare a termine la sua vita terrena coltivando la speranza che i ragazzi di oggi e di domani non abbiano mai a vivere ciò che visse lui.

Venerdì 21 gennaio sera alle 20,00 precise in collegamento zoom da Faenza, il professor Finzi ci darà l’onore di essere con noi a raccontarci la sua storia di bambino con la Stella di David sulla pelle.

Vi aspetto puntuali (il professore ha 92 anni e non regge oltre un certo orario).

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