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Convegno AISO - 4 incontro

POTENZA E FASCINO DELLA PAROLA

La relazione tra oralità e scrittura, tema del terzo incontro del Convegno on line AISO, svoltosi il 29 Gennaio 2021, rappresenta un fenomeno importantissimo e, nello stesso tempo, affascinante. Entrambi sono sistemi di comunicazione e il passaggio dall'oralità alla scrittura non è solo di natura tecnica, è anche trasformazione profonda dell'idea, tanto da poter affermare che la scrittura ristruttura il pensiero. Però, per tradurre l'oralità, è anche necessario possedere l'attitudine a saper ricevere e a saper trasmettere informazioni attraverso i sensi. In ognuno  di noi il parlato si colora di espressioni pronunciate con tonalità di voce e dizione differenti; basti pensare, per esempio, ad una frase pronunciata nel dialetto locale o agli intercalari che abitano nel nostro parlato e contribuiscono a dare un significato alle nostre parole.
Le parole, così potenti e affascinanti, svelano, ci elevano, raccontano storie, ci permettono di esplorare sentieri nascosti nei meandri della mente e di aprire le porte della vita verso nuovi orizzonti. Possono costruire la nostra autostima ed il nostro buon umore, ma possono anche completamente annientarlo.
Eugenio Borgna, famoso psichiatra, saggista e accademico italiano scrive: "le parole che usiamo ogni giorno possono ferire, ma possono anche essere scialuppe in un mare in tempesta, ponti invisibili verso destini comuni".
(Le parole che ci salvano. La fragilità che è in noi. Parlarsi. Responsabilità e speranza. Einaudi Editore)
Pertanto è fondamentale restituire alla parola la dignità e la disciplina che le compete, soprattutto di fronte a esseri umani fragili e resi vulnerabili dalla sofferenza e dalla vecchiaia. A volte, però, presi dalla foga di scrivere e di interloquire o concentrati più sui contenuti che sulla forma, utilizziamo termini così come affiorano, seguendo l'istinto e l'onda dell'ispirazione. Magari è giusto così, perché riflettere sulle parole arresterebbe il processo creativo. In seguito, però, dobbiamo valutare meglio alcuni termini e sostituirli con altri più adatti, limando e raffinando qua e là, con l'obiettivo di ottimizzare l'impatto sul lettore o sull'interlocutore. Non dobbiamo mai dimenticare che ogni tentativo di cercare la parola giusta è un modo di dominare, di scoprire, di semplificare, di arricchire la nostra realtà e di distinguerci.
Dunque, molte sono le domande che dovremo farci per capire se il termine che abbiamo usato è il più appropriato ...E' adatto al contesto? E' un termine specifico? Esprime con chiarezza e in modo inequivocabile ciò che voglio comunicare?
In seguito alle riflessioni scaturite dalla trattazione esaustiva di Alberto Bramati, docente di Lingua e traduzione francese presso l'Università degli Studi di Milano e relatore del terzo incontro del Convegno online - "Scrivere quasi la stessa cosa. La trascrizione come atto interpretativo nella storia orale" - abbiamo stilato un breve vademecum che, soprattutto nei momenti più importanti della nostra vita, può esserci di aiuto nella ricerca e nella corretta disposizione delle parole in cui poter confidare ...

• •ossia

"quelleparole ali chepermettano

di sollevarsi almeno

di un millimetro su tutto questo".

di Ryszard Kapuscinski - in Taccuino d'appunti (Giornalista, scrittore e saggista polacco, considerato uno tra più grandi viaggiatori­-reporter e maestro del giornalismo contemporaneo).

 

BREVE VADEMECUM DELLA PAROLA GIUSTA

1. Rispettare l'ordine normale delle parole
S (soggetto)
V (verbo)
O (oggetto diretto)
O (oggetto preposizionale)
Esempio:
"Luca l ha dato l il suo libro di fisica l alla sua compagna di corso che si chiama Maria".
2. Evitare gli anacoluti
Si definisce anacoluto l'interruzione di una costruzione che si determina per l'intromissione di una seconda costruzione: insomma una frattura sintattica del tipo "lo speriamo che me la cavo". In questo caso il soggetto IO va incontro a una "mancanza di sostegno", poiché viene lasciato senza l'appoggio di una funzione sintattica congruente.
3. Evitare i temi sospesi
Per tema sospeso si indica una costruzione in cui una frase, sintatticamente completa, è preceduta da un sintagma nominale isolato. L'elemento anteposto è sempre privo di indicatori della funzione sintattica ed è ripreso, all'interno della frase seguente, da un pronome atono, da un pronome tonico, da un aggettivo possessivo e da un nome.
Esempio A - Ripresa con pronome atono
"Luca, ne parlano sempre male"
Esempio B - Ripresa con pronome tonico
"Luca, parlano sempre male di lui"
Esempio C - Ripresa con aggettivo possessivo
"Mio fratello, la sua moto è una bomba"
Esempio D - Ripresa con nome
"Luca, parlano sempre male di questo mio amico"
4. Evitare molte digressioni
Si definisce digressione la deviazione temporanea dal tema principale attraverso l'inserimento, all'interno di una narrazione o di un discorso, di pause o flash-back. Sebbene le digressioni contribuiscano ad approfondire e ad arricchire l'intreccio, si consiglia di non abusarne. Un celeberrimo esempio è rappresentato dal quarto capitolo de I Promessi Sposi, che è un grande flash-back, perché in esso, Manzoni ci illustra il passato di Padre Cristoforo, quando era un mercante chiamato Lodovico.
5. Evitare le ripetizioni dello stesso termine in una frase o in un paragrafo
Esempio:
"La domenica - è questo che racconto - la domenica andavamo a spasso. Mai una domenica in cui non si usciva, come un rito, lo dicevo, un rito, un'abitudine. Si andava a spasso, impossibile sfuggirvi...".
6. Avvalersi di termini tecnici e specifici in base all'ambito di riferimento
Esempio di linguaggio burocratico:
"Modalità di pagamento: l'importo deve essere pagato interamente entro il termine di scadenza retroindicato. Trascorso tale termine, ferma la facoltà di sospensione della fornitura, saranno addebitati all'utente gli interessi di mora e le maggiori spese di esazione. Per i pagamenti effettuati dopo la sospensione della fornitura saranno altresì addebitate all'utente le spese relative al distacco e al ripristino della fornitura stessa".
7. Evitare le dislocazioni a sinistra
La dislocazione a sinistra indica l'anteposizione o lo spostamento a sinistra di un componente della proposizione rispetto alla posizione che occuperebbe normalmente. Esistono tre tipi principali di dislocazione:
1. Dislocazione dell'oggetto diretto
Esempio:
"Luca compra il pane in panetteria"?   "Il pane, Luca lo compra in panetteria"
2. Dislocazione  dell'oggetto preposizionale
Esempio A:
"Luca ha regalato una rosa a Maria"?   "A Maria, Luca le ha regalato una rosa"
Esempio B:
"Luca parla sempre di sport" ?   "Di sport, Luca ne parla sempre"
3. Dislocazione di un oggetto a valore locativo
Esempio A:
"Luca va spesso a Parigi"?   "A Parigi, Luca ci va spesso"
Esempio B:
"Il lunedì andavo dalla vecchia Albertina"?   ''Dalla vecchia Albertina ci andavo il lunedì"
8. Evitare le dislocazioni a destra
La dislocazione a destra è un fenomeno linguistico in cui la struttura è caratterizzata dalla presenza di un pronome sintatticamente superfluo collocato all'inizio dell'enunciato che anticipa un nome o un sintagma con funzione di complemento oggetto diretto o indiretto.
Esempio A:
"Mario compra il pane"?   Lo compra Mario, il pane
Esempio B:
"Domenica vado in discoteca"?   Ci vado domenica , in discoteca

La classe 4^ E dell'I.S.I.S.S. "Fiani- Leccisotti"

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